Riassunto
Questo capitolo descrive i principi psicodinamici generali di terapie che possono essere applicate in contesti di ricovero o ambulatoriali ai pazienti violenti. Per “pazienti violenti” si intende un gruppo piuttosto eterogeneo di individui: c’è chi compie atti di violenza all’interno di un matrimonio, chi nei confronti degli animali; vi sono individui collerici e persone già condannate per crimini quali l’omicidio, le parafilie aggressive e la piromania. Il comune denominatore tra questi pazienti è che traducono il sentimento della rabbia in un comportamento pericoloso, sia esso aggressivo o distruttivo. Da un punto di vista diagnostico i comportamenti aggressivi possono verificarsi all’interno di un’ampia varietà di disturbi dell’umore, del pensiero e della personalità (Stone, 1995). Le prossime pagine si focalizzeranno sui pazienti con disturbi di personalità con maggior rilievo rispetto a quelli con disturbi psicotici che possono, per esempio, far del male a qualcuno sulla base di allucinazioni imperative. Sebbene anche questi ultimi possano avere un buon beneficio dalla psicoterapia, lo sforzo principale con tali pazienti è la soppressione farmacologica della sintomatologia piuttosto che un trattamento mirato all’insight. Le seguenti considerazioni, quindi, si riferiscono alla terapia tradizionale, individuale. Per una descrizione della terapia di gruppo per i pazienti violenti — il pilastro per i medici che si occupano di pazienti violenti soprattutto in ambito istituzionale — il lettore può fare riferimento alle descrizioni dei programmi nati in contesti carcerari, quali quelli del Patuxent Institution a Jessup, Maryland (Coldren, 2004), o di Herstedvester in Danimarca (Sturup, 1968).
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Bibliografia
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Lion, J.R. (2014). Interventi psicoterapeutici. In: Valutazione e gestione della violenza. Springer, Milano. https://doi.org/10.1007/978-88-470-1738-2_16
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